Pregiudizio

Firenze, 2017
Trovo nella fotografia un mio modo per sfogare l'anima. È il non sapere dove mi porterà che mi spinge a scattare scene fin'ora inesplorate. 
Quello che mi colpisce è che nella media comune, scattare fotografie 'diverse', sembra essere visto in modo strano.
Cioè, se ne vedono milioni di foto al giorno. Ognuno di noi ne è bombardato sui social, il pc, la tv, i giornali.
In tutto questo mix, la ricerca di un proprio linguaggio è la vera difficoltà. Ogni giorno vediamo sempre di tutto, eppure ne rimaniamo poco stupiti finché si tratta del fotografo famoso che tanto è un artista.
Invece mi accorgo che l'accettazione di un buon fotografo di strada, che può essere un tuo amico, conoscente o collega, è presa ancora in modo ambiguo. Ti porti dietro la reflex ogni giorno? Per alcuni 'fa strano'. Poi però tutti abbiamo un cellulare in tasca e siamo spinti, dai social, a scattare fotocopie di immagini standard, dove la sicurezza della replica, ci mette al riparo. E ci fa accettare dalla società.
In realtà non siamo stati furbi, ma la società ci ha preso in pugno nuovamente.
Ci ha schedato, facendoci credere che tutto questo un giorno porterà (anche) dei guadagni (!).
Prendere invece una visione diversa del mondo circostante, è insito nel modo 'diverso' di fare foto. Induce ad un ragionamento e una riflessione. Questo allena il cervello a liberarsi da schemi e maschere.
Scattando la vita, ci saranno momenti in cui puoi esporti, altri meno. È alla fine una connessione continua con il tuo carattere.
Non sarà facile cambiarlo, ma non saprai mai come può evolvere se non lo sfidi.

Pregiudizio:ma  è solo uno sbadiglio

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